Si noti che “Val” in questo caso non sta per “Valle” bensì per Vallo, la denominazione delle unità geografiche in cui la Sicilia era divisa in epoca arabo-normanna: assieme al Val di Noto infatti vi erano il Val di Mazara e il Val Demone.
La particolarità di questa “identità” comune per le città, deriva soprattutto dalla mirabile ricostruzione avvenuta in seguito al terremoto del Val di Noto del 1693. Vi sono infatti degli esempi mirabili dell’arte e dell’architettura tardo-barocca di cui costituiscono un momento di sintesi, presentando notevoli caratteri di omogeneità urbanistica ed architettonica.
A fronte di queste caratteristiche, il circuito delle città del Val di Noto è stato iscritto nel registro dell’Unesco. Questo importante risultato sta determinando una positiva ricaduta economica nell’intera area, a fronte di un aumento delle presenze turistiche nella zona e per la nascita di molteplici strutture ricettive.
Tuttavia a minacciare l’integrità paesaggistica vi è il tentativo, da parte di una società petrolifera texana, di avviare una serie di progetti per l’estrazione di petrolio dal sottosuolo. Questa richiesta che mal si concilia con le sue aspirazioni turistiche è stata inizialmente appoggiata dalla Regione Siciliana e successivamente bloccata dall’allora assessore Regionale Fabio Granata nel 2003. Ad oggi la società, ancora decisa a portare avanti il suo progetto, ha fatto inizialmente ricorso al TAR della Sicilia, successivamente ha annunciato lo “stop” alle trivellazioni; tuttavia questa decisione viene comunque contestata dagli ambientalisti perché il fermo riguarda una parte del territorio interessato.